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blogAncora Gli Errori…

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Ancora ! Gli errori più comuni che i brand fanno sui social (e come smettere subito)

Post senza obiettivo: se non sai perché pubblichi, il pubblico lo capisce

Quando pubblichi senza scopo lo spettatore lo capisce subito: il contenuto suona come un messaggio lanciato a caso in una piazza affollata. Sembra che tu speri in un miracolo invece di usare una strategia. Il risultato è follower che scorrono via, commenti rari e una brand voice che si smarrisce nel rumore.

Un post con obiettivo porta risultati misurabili e coerenza. Prima definisci se vuoi aumentare notorietà, generare contatti, vendere un prodotto o curare la community. Poi decidi quale azione chiedere al pubblico: commentare, salvare, cliccare o visitare una pagina. Pubblicare per riempire il feed è un vizio da vanity metric che prosciuga energie preziose.

Alcune mosse pratiche: crea tre pilastri di contenuto (educare, ispirare, convertire), assegna a ciascuno una call to action diversa e una metrica da monitorare. Pianifica una settimana tipo nel calendario editoriale e riutilizza i contenuti best performer in formati diversi. Ogni post deve avere un perché, anche se piccolo.

Sperimenta per due settimane e misura salvataggi, condivisioni, click e conversazioni: elimina cio che non funziona e scala cio che funziona. Non dimenticare di comunicare lo scopo dentro il post: chiarezza e onesta creano fiducia. E poi, quando il pubblico capisce il perché, risponde con entusiasmo invece che con indifferenza. Pubblicare con uno scopo è molto piu divertente e decisamente piu efficace.

Ossessione per le vanity metrics: meno like, più KPI che contano

Stop ai cuoricini come bussola: è bello avere like, ma contano poco se non portano clienti. Se la tua strategia misura solo applausi digitali e crescita apparente, stai buttando tempo e budget in vanity. Serve un cambio di mentalità: obiettivi chiari e numeri che spingono il business.

Mettere ordine non è noioso: segmenta obiettivi (awareness, acquisizione, retention) e scegli metriche per ciascuno. Preferisci CTR, tasso di conversione, valore medio ordine, costo per acquisizione e tempo di visualizzazione rispetto a like e follower gonfiati. Salvataggi e commenti approfonditi indicano interesse reale, non applausi vuoti.

  • 🚀 Conversione: percentuale di click che diventano lead o vendite, la vera bussola commerciale.
  • 👥 Fedeltà: frequenza di ritorno, ricompra e retention: quanto restano i clienti con te?
  • ⚙️ Qualità: interazioni significative (commenti utili, salvataggi, tempo di view) che migliorano visibilità e valore reale.

Come tradurlo in azione: imposta obiettivi numerici mensili, traccia con UTM e una dashboard semplice, collega i lead al CRM e testa landing page e creativi con A/B test. Analizza risultati settimanali e rialloca budget verso i formati che convertono, non quelli che solo accumulano like.

Un trucco pratico: scegli due KPI primari per il prossimo mese, crea un contenuto pensato per conversione e misura ogni passaggio. Se vuoi, prenota un audit rapido per riallineare creatività e numeri: pochi interventi mirati possono trasformare like in clienti. Niente fronzoli, solo leva misurabile.

Tone of voice da manuale aziendale: parla umano, non corporate

Basta con il tono da manuale aziendale: quando il copy su social suona come un comunicato stampa gli utenti scappano. I contenuti vanno scritti per persone, non per stakeholder invisibili. Empatia, un pizzico di ironia e linguaggio semplice generano più interazioni rispetto al gergo tecnico.

Parla come se spiegassi a un amico. Prediligi frasi brevi, evita il burocratese e sostituisci gli slogan con esempi concreti. Usa il plurale inclusivo quando serve e il tu quando serve ancora di piu: la vicinanza si percepisce dal ritmo e dal vocabolario, non dalle parole fancy.

Non serve cambiare tutta la strategia in un giorno: inizia da un post e misura. Rispondi ai commenti come farebbe un collega, usa emoji con misura e fai domande aperte per stimolare conversazioni. Per chi vuole testare soluzioni per YouTube prova acquistare YouTube servizio di boosting per capire effetti rapidi.

Imposta regole semplici nel manuale del tono: vocaboli ok, vocaboli da evitare, lunghezza massima delle caption e tempi di risposta. Forma il team con esempi reali e revisioni mensili. Usa voce umana, ascolta e migliora: la community lo nota e lo premia.

Nessun piano di risposta: ignorare i commenti costa fiducia e vendite

Lasciare i commenti in sospeso è come lasciare la porta del negozio aperta di notte: qualcuno entra, ruba fiducia e va via. I clienti moderni giudicano velocemente: tempi di risposta lenti o inesistenti trasformano curiosi in scettici e carrelli pieni in abbandoni.

Serve un piano semplice ma concreto: assegnare responsabili, definire SLA (es. entro 2 ore in orario lavorativo), e stabilire il tono della voce. Se vuoi idee su come integrare il monitoraggio con campagne di crescita, dai un occhio a TT boost autentico per vedere esempi pratici.

Tre mosse immediate per non sparire più dalla conversazione:

  • 💬 Pronto: risposta entro la finestra stabilita, anche solo per dire "ci lavoriamo".
  • 🤖 Filtra: usa tag automatici per distinguere richieste urgenti da complimenti.
  • 🚀 Escala: chiari passaggi quando serve coinvolgere vendite o supporto tecnico.

Automatizzare è utile, ma le risposte devono sembrare umane: prepara risposte standard personalizzabili e un flusso di escalation per i casi delicati. Non usare solo bot; mixa velocità e empatia.

Fai un mini-audit settimanale: tempo medio di risposta, soddisfazione, conversioni da commento a vendita. Con pochi aggiustamenti aumenterai fiducia, retention e fatturato — e il feed tornerà a lavorare per te, non contro di te.

Trend-hopping a casaccio: cavalca i format giusti, non tutti

Saltare su ogni trend che passa non è cool, è confusione. Se il tuo brand rincorre la challenge di turno perdi identità e fiducia: follower che non capiscono cosa rappresenti, feed disomogeneo e investimenti social che non restituiscono valore. Il risultato? Engagement volatile, team stanco e posizionamento sfumato. La soluzione non è rimanere fermi ma scegliere con criterio: pochi format ripetibili, riconoscibili e sostenibili.

Come decidere? Applica tre filtri rapidi: allineamento strategico (parla al target o è solo divertente per chi posta?), sostenibilità operativa (puoi produrlo bene ogni settimana senza esplodere il planning?) e potenziale misurabile (si traduce in view, retention o conversione?). Procedi con un mini-test: 3 settimane, 3 varianti, budget limitato, report semplice e una decisione netta: scala, aggiusta o stop.

Ecco tre formati da valutare con senso critico — non tutti insieme, ma scelti in base a risorse e tono:

  • 🚀 Fisso: Serie di episodi coerenti che costruiscono aspettativa e riconoscibilità.
  • 🔥 Micro: Clip velocissime pensate per fermare lo scroll: alta frequenza, bassa produzione.
  • 🤖 Test: Esperimenti A/B su hook e caption per capire cosa innesca il loop virale.
Non scegliere tutti e tre: combina due e riserva il terzo per esperimenti controllati. Misura sempre la retention e il costo per risultato prima di moltiplicare la produzione.

In pratica: crea un piccolo playbook (2 format principali + 1 esperimento mensile), assegna ruoli chiari, stabilisci soglie di performance per continuare e blocca ciò che non supera i criteri. Trend sì, ma con regole: cavalcare con criterio trasforma il rumore in riconoscimento; farlo a casaccio trasforma il brand in sottofondo.

Aleksandr Dolgopolov, 11 November 2025