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Ancora li fai Gli errori social che affondano i brand (e come evitarli davvero)

"Pubblica e prega": la non-strategia che ti fa sparire dal feed

Algoritmo premia coerenza e segnale, non il caos. Pubblicare a caso porta solo rumore: i post perdono priorita perche non comunicano chi sei e cosa offri. Quando non dai un motivo per restare, il tuo contenuto viene scartato dal feed e il pubblico non imparera a cercarti.

Il problema non e solo tecnologia ma anche metodo. Serve un perche, un formato e un ritmo riconoscibile. Senza questi elementi ogni sforzo creativo e ogni investimento diventano dispersivi. Invece di sperare, misura: imposta metriche semplici come reach, salvataggi e commenti e analizzale regolarmente.

  • 🚀 Costanza: pubblica secondo un calendario minimo per creare aspettativa
  • 🤖 Test: sperimenta orari e formati per capire cosa l algoritmo premia
  • 🔥 Obiettivo: definisci KPI concreti e una call to action che generi azione

Parti oggi con un calendario editoriale minimale, riutilizza cio che funziona in formati diversi e programma revisioni settimanali. Piccoli esperimenti ripetuti valgono piu di tante speranze postate a caso. Con metodo e dati al posto della fede il brand torna visibile e rilevante nel feed.

Parli solo di te? Ecco perché il tuo brand sembra un megafono, non una conversazione

Se il tuo feed sembra un monologo radiofonico dove il brand parla e nessuno risponde, non sei solo. Pubblicare solo lanci, offerte e autocelebrazioni trasforma la tua comunicazione in un megafono: molti messaggi, poche reazioni vere. I follower scivolano via, l engagement cala e quella sensazione di community sparisce come la copertura di un post troppo promozionale.

Perche succede? Perche i social premiano la conversazione, non il bullhorn. Le persone consumano emozioni, storie e valore pratico. Se tutto quello che dai e promozione, non c e spazio per il dialogo. Il risultato e una audience che guarda, non partecipa: il peggior incubo per chi conta metriche come reach e retention.

Come invertire la tendenza in modo pratico e creativo: chiedi cose vere — domande aperte che invitano a raccontare esperienze; mostra dietro le quinte invece di solo risultati; condividi contenuti creati dalla community e ringrazia con nome; rispondi entro poche ore e rendi le risposte personali; prova format che obbligano la risposta, come micro-sondaggi o call to action non ovvie. Piccoli gesti generano fiducia e aumentano commenti e salvataggi.

Prova una regola semplice per le prossime due settimane: 70 percento contenuti utili o coinvolgenti, 30 percento promozione. Monitora commenti, tempo medio di risposta e numero di messaggi diretti. Se qualcosa funziona, ripeti e scala. Parla meno di te e piu con loro: il megafono diventa microfono e la community torna a respirare.

I like non pagano le bollette: smettila con le vanity metrics

Ti suona familiare lo scroll infinito: post virale, mille like, e lo shop vuoto? Quel brillio di numeri è la trappola delle vanity metrics: mi piace, impressioni, follower gonfiati che danno soddisfazione al team social ma non riempiono il magazzino. Non dico di buttare via l'attenzione — serve — ma va convertita in valore reale, altrimenti rimane pirotecnica senza sostanza.

Come riconoscerlo? Alti like e basso tasso di clic, commenti piu' emoticon che richieste di informazioni, campagne che aumentano reach ma non vendite. Segnali tipici: CTR scarso, bounce rate alto, nessuna crescita di lead qualificati o CPA che sale. Ignorare questi indizi significa investire in rumore anziche' in ricavi: bella copertina, libro vuoto dentro.

Qual e' la cura pratica? Parti da obiettivi di business chiari: revenue, conversion rate, costo per acquisizione, LTV. Mappa il funnel (awareness → interesse → decisione → azione), assegna KPI a ogni fase e traccia con UTMs ed eventi sul sito. A/B test creativo e landing, misura il ROAS per canale, valuta retention e churn. Se una creativita' porta like ma non lead, cambiala o aggiungi un invito concreto: link, sconto, lead magnet.

Piccolo esercizio da fare subito: elimina i like dalla presentazione al CDA e sostituiscili con numeri che contano per il conto economico. Se vuoi, prova a impostare una dashboard con 3 metriche core per 30 giorni e taglia cio' che non contribuisce. Il social marketing non e' un salotto di applausi: e' un motore di business — fai in modo che lo sia davvero.

Ghosting ai follower: rispondere tardi (o mai) è branding al contrario

Ignorare commenti e messaggi non e solo maleducazione digitale: e un vero e proprio boomerang per il brand. Quando il pubblico prova a parlare e riceve silenzio, la percezione scende, il passaparola diventa negativo e l algoritmo smette di premiare il vostro profilo.

Rispondere tardi o mai trasmette disinteresse. I follower cercano conferme, rassicurazioni e soluzioni rapide: se non le trovano, cercano alternative e portano con se reputazione, vendite e dati. In pratica, il ghosting social non e un incidente, e una strategia negativa involontaria.

Ecco tre microabitudini pratiche per invertire la rotta:

  • 💬 Tempestivo: stabilite una finestra di risposta massima (es. entro 4 ore) e rispettatela.
  • 🐢 Priorita: create un triage: reclamazioni e crisi prima, domande generiche dopo.
  • 🚀 Personalizza: evitate risposte robotiche: mixate template e tocchi umani.

Automatizzare i primi livelli di contatto va benissimo, ma non sostituite l empatia. Usate bot per conferme e smistamento, e operatori reali per risolvere, scusarsi o sfruttare opportunita di upsell. Monitorate sentiment e tematizzate i commenti per intercettare trend e criticita prima che esplodano.

Impostate scadenze, formate il team e misurate: tempo medio di risposta, tasso di risoluzione e percentuale di conversazioni positive. Una community che si sente ascoltata diventa promotrice spontanea: non vendete solo prodotti, costruite fiducia — e quello resta anche quando la campagna finisce.

Trend a caso, tono a caso: quando inseguire i meme tradisce la tua identità

Fare il like a tutto quello che diventa virale è come cambiare maschera ogni ora: confonde, stanca e alla lunga logora la fiducia. Se insegui un meme solo perché "va forte", rischi di parlare una lingua che il tuo pubblico non riconosce più — e di ritrovarti a dover spiegare perché la tua voce oggi è diversa da ieri.

Prima di premere condividi, applica un piccolo filtro: il contenuto rispecchia la personalità del brand? Non tocca temi sensibili? Porta a casa il valore che comunichi ogni giorno? Stabilisci regole semplici ma ferree: tono (amichevole, informativo, giocoso), limiti (argomenti off-limits) e obiettivo (far sorridere, spiegare, convertire).

Adattare un meme non significa copiarlo parola per parola, ma reinterpretarlo con la tua signature. Punta su riferimenti riconoscibili, integra il prodotto/servizio in modo naturale e testa su piccoli segmenti della community prima del lancio completo. Usa metriche qualitative — commenti, sentiment — oltre ai numeri freddi: i like possono ingannare.

Un mini-piano pratico: Valuta: rapido check di coerenza; Adatta: localizza e re-indirizza il tono verso i tuoi valori; Misura: ascolta e correggi. E ricorda: è meglio rinunciare a un trend che perdere la propria identità.

Aleksandr Dolgopolov, 01 December 2025