DIY Analytics: Il metodo lampo per tracciare come un Pro (senza un analista) | Blog
homepage socialnetwork valutazioni e recensioni mercato dei compiti e-task
carrello abbonamenti archivio delle ordinazioni ricarica il bilancio attiva il codice promozionale
programma di partnership
assistenza clienti FAQ informazione recensioni
blog
public API reseller API
accessoregistrazione

blogDiy Analytics Il…

blogDiy Analytics Il…

DIY Analytics Il metodo lampo per tracciare come un Pro (senza un analista)

Setup express: gli strumenti gratuiti che ti portano all’80% del risultato

Non serve un esercito di dati per capire cosa funziona: basta un kit intelligente e gratuito che copre circa l80% delle risposte. Metti subito in cantiere strumenti solidi come Google Analytics 4 per le basi, Google Tag Manager per gestire eventi senza toccare il codice, Search Console per lorganic, Looker Studio per trasformare cifre in dashboard leggibili e Hotjar nella versione free per vedere come gli utenti si comportano realmente. Tutti gratuiti, tutti facili da collegare.

La ricetta pratica: installa GA4 con il tag base, crea un container in GTM e imposta eventi chiave che raccontano conversioni reali. Esempi utili sono click su "Acquista", invio form, visualizzazione prodotto e sessioni con durata maggiore di 30 secondi. Collega Search Console per capire quali query portano traffico e costruisci un report in Looker Studio che mostri traffico, conversioni e canali in un colpo docchio. Hotjar offre il contesto qualitativo con heatmap e session replay senza costi per iniziare.

Per non perdere il filo usa una convenzione UTM semplice e prevedibile: sorgente, mezzo, campagna. Tieni un foglio Google condiviso dove registri ogni URL tracciata e lo stato della campagna; basta una tabella minima per aggregare dati e non confondere le metriche. Questo piccolo sistema evita dispersione e rende i dati spendibili già dal primo report.

Con questa impostazione express passi dalla confusione a insight azionabili in poche ore: capisci quali contenuti convertono, quali canali portano utenti reali e dove intervenire per migliorare. La parte avanzata resta per chi vuole scavare nel dettaglio, ma per ottenere risultati concreti e velocissimi questo kit gratuito fa il lavoro grosso e ti mette nelle condizioni di testare e migliorare settimana dopo settimana.

Eventi e obiettivi: cosa tracciare davvero per capire chi compra

Per capire davvero chi compra non serve tracciare ogni click della homepage come se fosse fibra ottica. Meglio scegliere pochi eventi ad alta segnatura che misurano intenzione e conversione: quelli che separano chi vuole solo curiosare da chi ha la carta in mano. Pensa a segnali semplici, ripetibili e con senso commerciale.

Parti da cinque eventi chiave che puoi implementare da subito: view_item per la pagina prodotto, add_to_cart, begin_checkout, purchase e lead per demo o contatti. Ogni evento porta parametri utili: valore, valuta, product_id, categoria, coupon, quantita e fonte. Questi parametri trasformano un evento in insight spendibile.

Prioritizza: mappa un funnel semplice e assegna valori proxy ai microconversioni per stimare ritorni. Usa transaction_id per evitare duplicati e normalizza nomi evento con una convenzione chiara. Testa con la debug view di GA4 o la modalita preview di GTM prima di andare live, e crea regole di dedup se raccogli eventi da piu canali.

Come fare tutto questo senza un analista? Usa Google Tag Manager o le integrazioni native della piattaforma, spingi i dati con dataLayer, dai ai tuoi eventi nomi tipo action_object e documenta tutto. Parti piccolo, misura ogni settimana e itera: traccia intelligente, non rumore. E vedrai subito chi compra davvero.

UTM senza mal di testa: naming cheat-sheet per campagne pulite

Niente panico: i parametri UTM non devono essere una ragnatela di caos. Con poche regole puoi ottenere dati puliti e confrontabili anche senza un analista. La chiave è la coerenza: nomi ripetibili, leggibili e privi di caratteri strani.

Regole pratiche: usa solo lettere minuscole, separa parole con trattini (-), niente spazi né accenti. Standardizza utm_source (es: facebook, newsletter), utm_medium (cpc, email, organic, social), e utm_campaign con questo formato: prodotto-obiettivo-data-versione (es: sneakers-drop-20250801-v1). utm_content per dettagli creativi (cta-blu_a), utm_term solo per search a pagamento.

Esempi rapidi: source: facebook | medium: cpc | campaign: sneakers-drop-20250801-v1 | content: creative1-hero. Per newsletter: source: newsletter | medium: email | campaign: july-sale-2025-v2. Evita simboli (&, ?, /) e caratteri speciali: generano URL diversi e dati spuri.

Metti tutto in un registro condiviso (Google Sheet va benissimo), crea un piccolo template di URL e testalo prima del lancio. Quando trovi incoerenze, correggi le sorgenti e rimappa i report. Poco ordine oggi = report che parlano chiaro domani. Pronto a taggare senza mal di testa? Prova la tua prima campagna seguendo questi passaggi.

Dashboard in 15 minuti: da Google Sheets a Looker Studio, zero codice

Parti con una tabella Google Sheets pulita: una riga di intestazioni coerenti, colonne per data, canale, metrica e valore. Niente fronzoli: elimina le celle vuote, trasformazioni complesse fuori dalla dashboard, e concentra i calcoli chiave in colonne dedicate (CTR, conversion rate, incasso). Questa preparazione ti fa risparmiare minuti preziosi e ti evita il panico dell ultimo minuto.

Apri Looker Studio, scegli Google Sheets come sorgente dati e autorizza l accesso. Punta su un foglio sintetico con pochi campi e attiva l opzione per usare la prima riga come intestazione. Se vuoi speed, usa un template pronto o copia report esistenti. Se ti servono soluzioni di promozione social mentre costruisci prova acquistare Instagram servizio di boosting per testare velocemente l effetto volume sulle metriche.

Design pratico: scegli 3 KPI principali e mettili in alto come scorecard, aggiungi una serie temporale per trend e una barra per origine traffico. Usa filtri rapidi e il controllo intervallo date per rendere la vista interattiva. Riduci colori e font: chiarezza batte estetica complessa quando hai poco tempo.

Ultimi tocchi: imposta l aggiornamento dei dati automatico, condividi con permessi di sola visualizzazione e salva una copia master per esperimenti. In 15 minuti hai un cruscotto utile, testabile e pronto a evolversi. Non serve un analista, serve metodo e un pizzico di praticita.

S.O.S. dati falsati: gli errori più comuni (e il fix in due click)

Se i numeri non tornano non significa che il marketing sia morto, significa che qualcuno ha dimenticato di pulire i dati. Prima regola da DIYer: sospetta sempre i picchi innaturali, le fonti anonime e i bot che si infilano come ospiti indesiderati. Con tre controlli veloci capisci se la frittata e stata fatta o se basta una toppa rapida.

Le trappole piú frequenti le vedi qui sotto, con l etichetta e la scorciatoia mentale per riconoscerle:

  • 🆓 Spam: traffico gratuito ma finto, spesso concentrato in poche ore e senza conversioni.
  • 🐢 Latency: sessioni lunghissime o bounce vicini a zero che di solito sono errori di tracking.
  • 🚀 Burst: picchi improvvisi da referral sconosciuto che gonfiano le metriche di engagement.

Il fix in due click esiste davvero: click 1, escludi i referral sospetti o filtra per hostname corretto; click 2, applica un segmento che includa solo sessioni reali (durata plausibile + azione). Se vuoi un pannello pronto per partire prova pannello SMM economico per testare subito filtri e segmenti senza rompersi la testa.

In pratica: guarda per prime le anomalie, applica il filtro, verifica il trend. Se la cifra torna sensata, salvi il segmento e sei a posto. Se non torna, ripeti con un filtro diverso o torna qui per altri trucchi veloci. Piccoli controlli, grande precisione.

Aleksandr Dolgopolov, 31 December 2025