Niente consulenti, niente budget extra: con gli strumenti gratuiti disponibili oggi puoi costruire un tracking che ti fa sembrare un team di analisti. Questa cassetta degli attrezzi ti guida passo passo, con un approccio pratico e senza gergo inutile, così in 60 minuti hai i numeri che contano.
Primo giro: crea o controlla l'account GA4 (5 min), poi installa Google Tag Manager (10 min). Dedica 10 minuti a definire gli eventi chiave e i nomi (UTM inclusi). Nei successivi 15 minuti implementa i tag per: visualizzazioni pagina, click outbound, invii form e profondità di scroll. Chiudi con 5-10 minuti di collegamento a Google Sheets o Data Studio per un report minimo.
Cosa tracciare subito? Parti dal minimo utile: page_view, form_submit, purchase, outbound_click, scroll_50 e scroll_90. Usa un naming coerente (es. evt_form_submit) e invia almeno 2-3 parametri per evento: source/medium, page_path, value quando serve.
Test rapido: attiva la modalità anteprima di GTM, apri la vista in tempo reale di GA4 e riproduci le azioni. Usa una finestra in incognito per simulare un utente nuovo e controlla la console di rete per i payload. Se qualcosa non appare, controlla i trigger prima dei tag.
Pronto per iniziare? Metti il timer, prepara il caffè e segui i passi: al termine avrai una base solida e zero spese. Se l'idea ti piace, copia i nomi degli eventi e incollali nel tuo GTM: è il primo passo per analizzare come un pro, senza assumere nessuno.
Prima di lanciarti nel tracciamento, disegna la mappa del percorso utente dal primo click fino alla conversione e scegli 6–8 eventi core che raccontino le tappe decisive. Meglio pochi eventi ben curati che cento rumori inutili. Adotta una convenzione di naming tipo category_action_object, aggiungi una property event_version e assegna un owner a ogni evento; cosi capisci subito chi corregge cosa quando i dati non combaciano.
Concentra gli eventi su categorie chiare: acquisizione (signup, source), attivazione (tutorial_start, profile_complete), engagement (video_play, comment_submit), retention (repeat_visit), monetizzazione (add_to_cart, purchase) e errori critici (checkout_error). Per ogni evento tieni poche property essenziali come user_id, session_id, page, source, value; opzionali: plan_type o error_code. Regola la granularita delle property in base al valore analitico.
Evita il tracciamento di click cosmetici, ogni tocco su campi di form, eventi duplicati generati dal frontend o qualsiasi dato che non abbia impatto sulle metriche di business. Non includere dati sensibili o PII nel payload. Usa un id univoco per deduplicare eventi ad alta frequenza e applica sampling quando serve. Versiona lo schema degli eventi e separa gli eventi diagnostici da quelli generali per mantenere pulizia e stabilita dei dataset.
Mettilo in pratica con pochi passaggi: scrivi un tag plan condiviso, implementa una data layer semplice via GTM o SDK, testa tutto in modalita debug e automatizza un changelog degli eventi. Crea tre dashboard base: funnel iniziale, conversioni e bug critici, imposta alert per cadute improvvise delle metriche e rivedi la mappa ogni sprint. Non serve un analista per iniziare: serve metodo, disciplina e curiosita; i risultati arrivano velocemente.
Non serve una squadra di analisti per capire cosa conta. Parti da 3 metriche guide: una North Star che misura valore generato, una metrica di adozione e un indicatore di efficienza. Seleziona numeri che rispondono a come sai se stai migliorando e tienili in primo piano. Non inseguire metriche che suonano solo fighe.
Progetta la dashboard come una storia: in alto i numeri chiave con target e delta, al centro i trend settimanali, in basso i dettagli segmentati per canale o pubblico. Usa metriche derivate come tassi e medie mobili per togliere il rumore e mostrare la tendenza reale. Confronta sempre con periodo precedente e target trimestrale.
Dai contesto con colori e soglie: non tutto deve essere solo rosso o verde, usa bande di rischio (ok, attenzione, urgente) e piccoli sparkline per vedere dove sta andando ogni KPI. Aggiungi note e annotazioni: una cifra isolata non racconta nulla. Scegli il tipo di grafico giusto e semplifica.
Automatizza refresh e notifiche: ricevere un alert quando la conversione scende del 10% salva tempo e reputazione. Assegna un proprietario per ogni KPI e definisci la cadenza di revisione (giornaliera per operazioni, settimanale per crescita). Ogni dashboard deve finire con una decisione pratica. Ogni KPI ha un owner e una piccola action list.
Scegli strumenti leggeri: fogli condivisi, Looker Studio o gli strumenti nativi del tuo prodotto vanno benissimo. Documenta le definizioni, mantieni nomi consistenti e applica il principio KISS: poche metriche, ben spiegate, azioni chiare. Lancia la prima versione, raccogli feedback e migliora velocemente. Inizia con tre metriche, monitora, elimina il superfluo e celebra i piccoli miglioramenti.
Quando inizi a fare analytics da solo spesso la tentazione e tracciare tutto. Ma senza regole i numeri diventano rumorosi e fuorvianti. Adotta un approccio privacy-first e pulisci i dati prima di montarli nel dashboard: meno rumore significa insight piu affidabili e meno decisioni sbagliate. Queste sono regole pratiche che puoi applicare subito, senza assumere un professionista.
Prima regola: consenso e first-party data. Raccogli solo quello che serve, ottieni il consenso esplicito, memorizza identita come ID pseudonimi sul dominio e manda eventi server-side quando possibile. Trasforma i dati sensibili in hash o token per minimizzare i rischi. Così rispetti la privacy degli utenti e riduci la dipendenza da cookie di terze parti che spesso falsano i report.
Seconda regola: governance di tag e naming convention. Standardizza UTM, nomi degli eventi e proprieta dei parametri: variazioni minime come SpringSale vs spring_sale possono creare frammentazione che rompe i segmenti. Imposta un ambiente di staging per testare eventi, filtra il traffico interno e documenta ogni nuova variabile. Un tag sbagliato puo gonfiare metriche fondamentali senza che te ne accorga.
Terza regola: pulizia e monitoraggio continuo. Implementa deduplicazione, blocca bot noti, normalizza fusi orari e metriche, e automatizza controlli giornalieri che confrontano valori attesi. Costruisci semplici "canary metrics" che ti segnalano anomalie — e intervieni prima che un errore rovini una decisione strategica. Un piccolo script di validazione ti salva da grandi guai.
In breve: privacy-first piu dati puliti = numeri che raccontano la verita e ti aiutano a crescere. Parti da poche regole, documenta tutto, automatizza i check e revisiona i tag regolarmente. Non serve un team enorme: serve disciplina, qualche automazione e una dashboard che ti dica quando intervenire. Implementa queste mosse e il tuo DIY analytics finalmente parlera chiaro.
Automatizzare i report non significa magia, significa mettere in sequenza piccoli ingranaggi. Collega le fonti dati, crea un foglio di lavoro o un dashboard in Looker Studio, imposta il refresh automatico e valuta la latenza dei dati. Per i principianti Google Sheets con Apps Script o Zapier bastano per avere tabelle che si aggiornano senza intervento manuale.
Definisci poche metriche critiche e soglie chiare: tasso di conversione, traffico organico, CTR. Usa soglie percentuali e valori assoluti per non perdere segnali tenui. Prevedi livelli di gravita e prova gli alert su dati storici per ridurre falsi positivi. Se serve aggiungi semplici algoritmi di anomaly detection per filtrare il rumore.
Decidi come ricevere le notifiche: email con snapshot, messaggio Slack con link al report, webhook verso un tool di ticketing. Ogni avviso dovrebbe contenere cosa e perche, un valore attuale, un confronto con il periodo precedente e una prima azione consigliata. I subject dinamici aiutano a capire subito la priorita senza aprire tutto.
Metti dei limiti: throttling, finestre di silenzio durante manutenzione e revisioni periodiche degli alert. Tieni un registro degli eventi per capire quanto spesso gli alert portano valore. Automazione ben progettata libera tempo per gli insight, non per la coda di segnalazioni. Provalo per una settimana e aggiusta tutto con spirito sperimentale.
Aleksandr Dolgopolov, 31 December 2025