DIY Analytics: Traccia come un Pro senza Analista (Sì, Davvero) | Blog
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DIY Analytics Traccia come un Pro senza Analista (Sì, Davvero)

Setup in 30 minuti: strumenti gratis per passare da zero a dashboard

In 30 minuti puoi avere la prima dashboard funzionante: zero magia, solo passaggi concreti che chiunque può fare anche senza un analista. Dividi il tempo in tre sprint e vai dritto al punto — raccogli, centralizza, visualizza. Ti do la scaletta precisa e i tool gratis da usare subito, con consigli pratici per evitare i classici buchi dell'ultima ora.

Minuto 0–10: raccogli i dati. Esporta CSV da GA4, Search Console, il pannello del tuo shop o il CRM; se usi social, salva report in CSV. Minuto 10–20: centralizza tutto in Google Sheets — usa IMPORTDATA/IMPORTXML per feed pubblici o un piccolo Apps Script (3 righe) per chiamare API private. Minuto 20–30: apri Looker Studio, collega il foglio e applica un template: prima KPI, poi trend, poi segmenti.

Piccoli trucchi che salvano tempo: standardizza le date, crea colonne calcolate (conversion rate, AOV), aggiungi una colonna di controllo "OK" che segnala righe mancanti. Usa filtri predefiniti per canali e un controllo di qualità visivo (rosso/verde). Salva il dashboard come template e duplica per ogni canale: la prossima volta ci metti 10 minuti.

  • 🆓 Google Sheets: centralizza CSV, importa dati e fai le prime trasformazioni con formule semplici.
  • 🚀 Looker Studio: crea dashboard drag&drop, collega il foglio e sfrutta template gratis.
  • ⚙️ Apps Script: automatizza chiamate API e refresh senza strumenti esterni.
Con questi passi passi da zero a una dashboard utile in mezz'ora — e con minimo sforzo la mantieni viva ogni settimana. Provalo e guarda i numeri parlare da soli.

Eventi che contano davvero: cosa tracciare nel tuo funnel

Non serve un'armata di analisti per capire quali eventi contano: ti basta scegliere pochi touchpoint ben definiti. Pensa al funnel come a una partita a carte: ogni mossa (view, click, intento di checkout) ti dice se sei ancora in gioco o stai perdendo la mano. L'obiettivo è tracciare eventi che spiegano il perché delle abbandoni, non solo il fatto che siano avvenuti.

Parti con i classici macro: Product View, Add to Cart, Start Checkout, Purchase e Signup. Aggiungi micro-eventi strategici come Email Confirm, Coupon Applied, Payment Failure e Feature Used. Ogni evento dovrebbe portare proprietà utili: user_id, product_id, value, campaign_source e step_id per ricostruire il percorso senza indovinare.

Nomina gli eventi con regole chiare (schema tipo snake_case o CamelCase) e registra timestamp e stato (success/failure). Imposta una finestra di conversione coerente e usa un flag per deduplicare trigger duplicati. Prioritizza 6–8 eventi iniziali e monitora la qualità: un evento che arriva vuoto è più dannoso di un evento che non arriva.

Implementazione pratica: metti gli eventi nel Tag Manager o nel codice con ambiente di debug, verifica con eventi di prova e costruisci report basici che evidenziano drop-off per step. Itera ogni sprint: misura, correggi i nomi, filtra il rumore. Risultato? Un funnel tracciabile anche senza analista, solo con testa, test e qualche click intelligente.

UTM ninja: crea link che parlano chiaro su LinkedIn

Se vuoi sapere se il tuo post su LinkedIn funziona davvero, smetti di indovinare e comincia a taggare. I parametri UTM trasformano ogni link in una mini macchina fotografica che scatta dati: chi arriva, da dove e con quale creativita. Senza UTM i clic sono solo numeri; con UTM hai storie che puoi analizzare, replicare e migliorare.

Adotta una convenzione semplice e applicala sempre: usa minuscole, trattini al posto degli spazi e niente caratteri strani. Un formato pratico potrebbe essere ?utm_source=linkedin&utm_medium=social&utm_campaign=nome-campagna&utm_content=variantA&utm_term=segmento. Per esempio utm_campaign=product-launch-q3 e utm_content=carousel-01 chiariscono subito obiettivo e creativa.

Costruisci i link in modo sistematico: tieni un foglio condiviso con le righe per campagna, copia e incolla da un generatore UTM per non sbagliare e prova il link in incognito prima della pubblicazione. Usa utm_content per distinzioni creative e utm_term per pubblico o buyer persona. Collega poi tutto a GA4 o al tuo foglio di riepilogo per avere report pronti.

Checklist veloce: nomi coerenti, niente spazi, prova i link, registra tutto e analizza la prima settimana. Partire con un set piccolo di convenzioni e rispettarle vince sempre su mille regole complesse. Metti a punto il primo batch di link oggi e vedrai che i dati cominceranno a parlare piu chiaro del solito intuito.

Automazioni smart: da Google Fogli a report che si aggiornano da soli

Trasforma il foglio di calcolo nel tuo braccio destro analitico: non serve essere un analista per avere report che si aggiornano da soli. Parti da un foglio pulito, colonne nominate e una tabella sorgente unica: così eviti il caos e il copia-incolla eterno e rendi ripetibile ogni passaggio.

Usa funzioni native prima di lanciarti nello scripting: IMPORTRANGE per collegare sorgenti, QUERY per aggregare come SQL, ARRAYFORMULA e FILTER per calcoli su intere colonne. Poi collega il foglio a Looker Studio per visualizzazioni che si aggiornano automaticamente quando i dati cambiano.

Ecco tre automazioni rapide da implementare oggi:

  • 🚀 Connetti: IMPORTRANGE per portare dati da altri file e creare un foglio "master" senza duplicati.
  • ⚙️ Calcola: QUERY + ARRAYFORMULA per metriche ricorsive e pivot dinamiche, senza dover copiare formule riga per riga.
  • 🤖 Notifica: uno script che invia email o messaggi quando le KPI superano soglie critiche, così non perdi sorprese.

Per portare il tutto al livello successivo usa Google Apps Script: programma uno script che rigenera tabelle pivot, aggiorna range e invia snapshot; poi imposta trigger temporali (ogni ora, ogni giorno). Gestisci gli errori con try/catch e salva lo stato in PropertiesService per evitare notifiche ripetute. Se il codice ti spaventa, prova add-on come Sheetgo o Supermetrics per wizard che fanno il lavoro sporco.

Checklist rapida per lanciare l'automazione: backup del foglio, nomi colonne coerenti, test dei trigger. Aggiungi una cella STATUS con 'OK' o 'Errore' che lo script aggiorna: nei giorni in cui qualcosa si rompe, saprai subito se è un falso allarme o un vero incendio. Automatizza il noioso e goditi i numeri.

Privacy senza ansia: cookieless, consent e scelte sicure per i dati

Privacy senza ansia non è un mantra astratto: si traduce in scelte tecniche semplici. Abbandona i cookie di terze parti quando possibile e costruisci primo party data pulito: eventi, performance e tag personali che misurano conversioni senza spiare. Cookieless non vuol dire cieco. Vuol dire essere intelligenti e trasparenti.

Fai del consenso una mini esperienza user friendly: offri opt in granulari per finalità, spiega con esempi concreti cosa misuri, registra timestamp e versione del banner. Metti sempre una via di fuga chiara per revocare il consenso e conserva le decisioni in modo che analytics e pubblicità rispettino la scelta.

Preferisci metodi alternativi: analytics server side, raccolta anonima a livello di sessione, hashing per identificatori e aggregazioni per cohort. Queste tecniche riducono rischio e costi legali senza perdere insight azionabili. Testa e confronta metriche prima e dopo la migrazione per non perdere visibilità sulle campagne.

Infine, crea una cultura privacy first nel team: documenta flussi, fai audit periodici e automatizza retention. Se ti serve una base pratica per promozione e misurazione puoi dare uno sguardo a affidabile YouTube spinta per capire come integrare misure privacy friendly nella crescita.

Aleksandr Dolgopolov, 13 December 2025