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Email marketing morto Macché: il problema non è il canale, è come lo usi

Oggetti che scottano: 7 trucchi per farti aprire ogni email

In uno spazio di 40–50 caratteri l'oggetto decide se la tua email viene aperta o finisce nel dimenticatoio: non è colpa dell'email, è colpa del tuo approccio. Qui trovi sette trucchi concreti, pratici e testabili subito, per trasformare l'oggetto in una calamita di clic senza ricorrere al clickbait.

Trucco 1: Sii specifico: invece di "Offerta imperdibile" prova "Sconto 30% sui jeans che cercavi". Trucco 2: Usa la curiosità calibrata — un piccolo mistero funziona solo se il contenuto mantiene la promessa ("Hai dimenticato questo nel carrello?"). Trucco 3: Numeri e tempi aumentano conversione: "3 idee per la cena in 10 minuti" crea aspettativa e chiarezza.

Trucco 4: Personalizza con nome o contesto ma fallo bene: "Marco, la tua taglia è tornata disponibile" suona umano; evitare automazioni fredde. Trucco 5: Scegli l'emozione giusta (utile, urgente, divertente) a seconda del segmento: la stessa battuta non funziona per tutti i target.

Trucco 6: Testa sempre due varianti (A/B) su piccoli campioni: misura apertura e conversione, non solo CTR. Trucco 7: Mantieni coerenza tra oggetto e contenuto: aprire senza consegnare valore genera disiscrizioni. Piccolo extra: prova emoji solo se il tuo brand lo permette e usa la preview text per rinforzare il messaggio. Misura, affina e ripeti — l'oggetto perfetto è un processo, non un colpo di fortuna.

Segmenta davvero: parla alle persone giuste, non all’intera rubrica

Mandare a tutta la rubrica lo stesso messaggio e sperare sia magia e invece solo fastidio: siamo sinceri, non funziona. Segmentare non e una opzione da marketer snob, e la differenza tra una campagna che viene aperta e una che finisce in archivio. Parla alle persone giuste con contenuti che abbiano senso per loro.

Inizia con tre filtri pratici: comportamento (aperture e click), fase nel customer journey (nuovi iscritti vs clienti fidelizzati) e preferenze espresse (categoria di prodotto o interesse). Non serve un super CRM per applicare queste regole: tag, campi dinamici e poche regole ben pensate bastano per trasformare tassi di apertura e conversione.

Personalizzazione non significa solo inserire il nome nel subject. Sfrutta segnali concreti: tempo dall ultimo acquisto, prodotti visti, canale di acquisizione. Testa oggetti diversi per segmenti diversi e misura. Se non hai un esperimento in corso, non stai usando la email, stai sparando nel buio.

Se vuoi accelerare la crescita dei canali social come parte della strategia omnicanale, dai un occhiata a Telegram servizio di boosting per idee pratiche su come integrare liste profilate e microsegmenti nelle sequenze automatizzate.

La regola pratica: meno massa, piu rilevanza. Rimuovi, prova e ripeti. Una rubrica pulita e segmentata cura la deliverability, aumenta l engagement e rende ogni investimento in creativita piu efficace. Meglio poco e mirato che tanto e inutile.

Automazioni che vendono mentre dormi (senza sembrare un robot)

Immagina di svegliarti e trovare ordini che sono arrivati mentre dormivi: non serve un esercito di messaggi, serve un flusso che sappia parlare come un umano. Le automazioni intelligenti mettono in sequenza bisogni, segnali e tempistiche per offrire valore, non spam. Il risultato? Vendite senza la voce metallica del robot.

Parti dalle microazioni: cosa scatena la comunicazione, quale frammento di copy crea fiducia, quando serve un tocco personale. Per idee concrete e soluzioni pratiche rivolte ai social, visita miglior Instagram servizio di marketing e prendi spunto su come scalare flussi senza perdere il calore umano.

Alcuni esempi che funzionano subito: un messaggio personale dopo l abandonment del carrello, una serie di onboarding che insegna ad usare il prodotto passo dopo passo, e campagne di riattivazione con offerte contestuali. Usa dati semplici per segmentare e scrivi come se rispondessi a un commento diretto: breve, utile, un poco spiritoso.

Infine, misura e migliora: testa varianti, controlla tassi di apertura e conversione, riduci la frizione. Le automazioni devono imparare a comportarsi bene, non a comandare. Con piccoli esperimenti continui ottieni flussi che vendono davvero, senza suonare artificiali.

Arriva in inbox, non in spam: le regole d’oro della deliverability

Non è magia: far arrivare le email in inbox è un mix di tecnica, creatività e disciplina. Se le tue campagne finiscono in spam non dare la colpa al canale — guarda il setup. Autenticazione corretta, reputazione del mittente e contenuti che generano apertura sono le leve su cui agire subito.

  • 🆓 Autenticazione: configura SPF, DKIM e DMARC per dire ai provider “sono io” e ridurre la sospettosità.
  • 🐢 Riscaldamento: scala volume e frequenza se usi IP o domini nuovi; invii esplosivi bruciano la reputazione.
  • 🚀 Engagement: segmenta chi apre, clicca o risponde; manda meno roba a chi non interagisce per migliorare tassi e deliverability.

Metti in atto una routine di controllo: pulisci le liste dagli hard bounce, rendi l'unsubscribe semplice, testa subject e preheader su una seed list e monitora bounce, complaint rate e percentuali di apertura reale. Controlla blacklist e la reputazione di IP/domino, attiva i feedback loop e reagisci ai segnali prima che diventino problemi.

Tratta l'inbox come una relazione: piccoli gesti costanti vincono più di grandi campagne sporadiche. Inizia oggi con tre azioni rapide: SPF/DKIM/DMARC, segmentazione per engagement e test A/B su subject. Implementa, misura e aggiusta — i risultati arrivano.

Misura ciò che conta: metriche da seguire e rumore da ignorare

La differenza tra dati che illuminano e rumore che abbaglia e semplice: il primo spiega cosa fanno davvero i tuoi iscritti, il secondo ti fa sentire occupato senza cambiare risultati. Non inseguire grafici vivaci; cerca segnali di comportamento ripetibile. Fai domande chiave: quali email generano clic, quali trasformano in vendite e quali vengono ignorate?

Metti al centro poche metriche azionabili: tasso di clic (CTR) e click-to-open (CTOR) per capire interesse reale, conversion rate e revenue per destinatario per misurare impatto economico, tassi di rimbalzo e segnalazioni per proteggere la deliverability, e unsubscribe/complaint rate come campanello d allarme. Misura anche l engagement per cohort e il rendimento a livello di link: sapere quale call-to-action funziona vale piu di mille percentuali teoriche.

Ignora le sirene del "numero totale di aperture" e delle classifiche giornaliere: Apple Privacy e i pixel bloccati rendono quei numeri imprecisi. Anche il conteggio grezzo degli iscritti e le impressioni sono ingannevoli se non sai quanti sono attivi. Evita metriche che non portano ad azioni concrete e smetti di confrontare risultati senza normalizzare per frequenza e dimensione della lista.

Regola un rituale semplice e ripetibile: scegli 3 KPI principali, controllali settimanalmente e imposta soglie con alert. Automatizza reengagement e pulizia lista, testa subject e contenuti ma giudica i test su clic e conversioni, e crea un report mensile con trend e azioni raccomandate. In questo modo la newsletter smette di essere rumore e diventa uno strumento che scala.

Aleksandr Dolgopolov, 29 November 2025