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Gli errori che i brand fanno ancora sui social (e che ti costano follower e vendite)

Parlare solo di te: il feed non è un megafono ma un party

Se il vostro feed sembra un monologo su cose che solo voi trovate interessanti, gli utenti scappano. Pensatelo come una festa: volete conversazioni, risate e qualcuno che alzi il bicchiere — non un megafono che urla promozioni. Cambiare tono porta più tempo speso sul profilo e fiducia.

Cominciate con piccoli test: fate una domanda aperta, pubblicate una storia dietro le quinte e trasformate una recensione cliente in carosello. Coinvolgi significa rispondere ai commenti, condividere reazioni e premiare chi interagisce con shoutout o storie dedicate.

Incoraggiate user-generated content: invitate i clienti a taggarvi, create un hashtag di community e ripubblicate i migliori contenuti. Questo non solo crea social proof, ma moltiplica il contenuto senza sembrare autoreferenziali. La regola pratica: più conversazione, meno monologo.

Pianificate il contenuto con una regola semplice: 50% contenuti che aiutano o divertono, 30% storie dietro le quinte e testimonianze, 20% promozioni. Programmate aperture settimanali per Q&A e sessioni live: nulla rompe il muro "parliamo solo di noi" come una diretta sincera.

Misurate commenti, salvataggi e tempo medio di view più delle vanity metric; poi iterate. Se il feed diventa un party dove la gente vuole restare, i follower e le vendite arrivano. In alternativa potete continuare a parlare da soli: ma la festa la perderete voi.

Metriche di vanità: tanti like, zero impatto sul business

I like sono una droga: salgono, fanno sentire bene, ma non pagano le bollette. Troppo spesso i brand confondono popolarità con profitto e si limitano a collezionare reazioni mentre il business resta fermo. Un feed pieno di cuori non sostituisce traffico qualificato né clienti ripetuti.

Per cambiare rotta serve priorità e misurazione. Definisci gli obiettivi di business che vuoi influenzare (lead, vendite, retention) e allinea i post a KPI misurabili: click verso prodotto, tassi di conversione, costo per acquisizione. Non basta guardare le impression: chiediti sempre "Questo contenuto porta qualcuno più vicino all'acquisto?"

  • 🚀 Traffico: preferisci visite qualificate con UTM e landing ottimizzate, non click a vuoto.
  • 💬 Conversioni: traccia micro conversioni (iscrizioni, download) e macro (vendite) per capire il ROI.
  • 👥 Retention: misura chi torna, quanto spende e per quanto resta cliente per valutare la qualità del pubblico.

Smetti di vendere la vanità: imposta dashboard semplici, condividi i risultati col team e reinvesti nei formati che convertono. Test rapidi, numeri chiari e attenzione alla customer journey trasformano i like in vendite reali — ed è quello che davvero vale.

Posting a caso: nessuna strategia, risultati altalenanti

Postare a caso sui social produce lo stesso effetto di lanciare volantini dal finestrino: qualche persona potrebbe raccoglierne uno, ma la maggioranza resta confusa e passa oltre. Il risultato sono follower che non interagiscono, reach altalenante e vendite che non decollano. Una sequenza di post senza filo logico manda segnali contrastanti al pubblico e all algoritmo.

Il problema non e la creativita ma l assenza di regole. Senza contenuti ricorrenti e temi riconoscibili i tuoi follower non sanno cosa aspettarsi. In più, saltare da trend a trend fa perdere identita al brand e spreca tempo e budget su contenuti che non costruiscono valore nel medio termine.

La soluzione e semplice e pratica: definisci 3 pillar di contenuto che raccontano chi sei, cosa offri e perche conviene scegliere te. Poi crea un calendario editoriale con frequenza precisa. Metti in evidenza con priorita temi che educano, ispirano e convertono, e programma in anticipo almeno due settimane di contenuti.

Per rendere il lavoro sostenibile applica il batching: dedica blocchi di tempo alla produzione, usa template per grafiche e caption, e riutilizza i pezzi migliori in formato diverso. Monitora poche metriche utili come engagement rate, salvataggi e click al sito, e sposta risorse verso i formati che performano meglio.

Inizia con un piano di 30 giorni: settimana uno analisi e pillar, settimana due calendario e batch, settimana tre pubblicazione e A B test, settimana quattro ottimizzazione. Con costanza, poche regole e misure intelligenti, il caos diventa strategia e i follower si trasformano in clienti.

Commenti ignorati, community che evapora: la customer care che manca

Ignorare i commenti sotto i post non è solo scortese: è come lasciare la porta del negozio aperta e poi chiedersi perché la gente se ne va. La community vuole essere vista, risolta e, ogni tanto, fatta ridere. Ogni risposta persa è una voce in meno che difende il brand quando serve.

Un commento trascurato diventa una storia condivisa: un follower arrabbiato ne parla ad altri, i potenziali clienti notano la freddezza e la fiducia cala. Alla fine a pagarne il prezzo sono le vendite, perché le persone comprano da chi le ascolta, non da chi le ignora.

La buona notizia è che non serve un call center da 50 persone: serve metodo. Stabilire tempi di risposta, un tono riconoscibile e chi escalationa i casi complicati trasforma il customer care in leva di crescita. Non cercare la perfezione, cerca la presenza.

Tre azioni rapide da mettere in pratica ora:

  • 💬 Rispondi: imposta alert e punta a risposte entro 12 ore per messaggi e commenti rilevanti
  • ⚙️ Script: crea template personalizzabili per le domande ricorrenti evitando risposte fredde
  • 🚀 Priorità: classifica i commenti ad alto impatto (reclami, influencer, clienti top) e gestiscili subito

Usa strumenti come social inbox e CRM per tracciare mention, sentiment e tempo medio di risposta. Automatizza solo ciò che è ripetitivo: il tono umano resta imprescindibile nelle situazioni delicate.

Lancia un esperimento di 30 giorni: aumenta il tasso di risposta e monitora retention, engagement e conversioni. Piccoli gesti costanti fanno evaporare i dubbi, non la community.

Creatività riciclata: formati sbagliati, reach in picchiata

Riciclare la stessa creatività su ogni canale è il modo più rapido per trasformare contenuti promettenti in zavorra. Un video orizzontale messo dentro uno spazio verticale, sovrapposizioni illeggibili e caption copiate pari pari vengono notati dagli utenti — e non in bene. Il risultato? Scroll, zero engagement e reach che scende più veloce del morale del community manager.

Dietro il calo non c è magia nera ma regole semplici: formato, ritmo e aspettative cambiano da piattaforma a piattaforma. Instagram cerca immagini curate e hook visivi nei primi secondi, TikTok premia spontaneità e timing, mentre Twitter ama sintesi e immediatezza. Pubblicare contenuti non nativi vuol dire parlare la lingua sbagliata: sembri fuori tema e l algoritmo ti tratta di conseguenza.

Tre micro-interventi pratici e rapidi per risolvere il problema e riaccendere la reach:

  • 🚀 Formato: crea versioni nativi (9:16 per vertical, 1:1 per feed): niente ritagli dolorosi.
  • ⚙️ Gancio: taglia i primi 3 secondi per provare diversi hook e scopri quale tiene l attenzione.
  • 💬 Distribuzione: adatta caption e CTA: una call lunga su TikTok non funziona come su Instagram.

Non serve un overhaul epico: imposta un esperimento settimanale con 3 varianti native per post, misura 48 ore e conserva la versione che performa. Se lavori in team piccolo, crea template verticali riutilizzabili e un calendario di A/B test. Piccoli aggiustamenti al formato e al gancio pagano molto più di boosting buttato a casaccio.

Aleksandr Dolgopolov, 17 December 2025