Se vuoi capire se Instagram è miniera o buco nero, parti dai numeri: CAC = spesa totale / clienti acquisiti. Tipici punti di riferimento oggi sono CPM 3–12€ (dipende dal pubblico), CPC 0,10–1,50€, CTR 0,3–1,5% e tassi di conversione sulla landing 0,5–4%. Esempio pratico: investi 1.000€, ottieni 500 clic e 5 vendite → CAC = 200€ a cliente. Non è magia, è matematica: cambia una variabile e il risultato salta.
Quanto è "buono" un CAC? Dipende dal prodotto: ecommerce low‑ticket può sostenere 10–50€, prodotti con margine medio 50–150€, SaaS o abbonamenti possono accettare 100–400€ se il LTV è alto. Per lead B2B preparati a vedere CPL più elevati (10–80€) ma con valore cliente che ripaga nel tempo. Insomma: confronta sempre CAC vs LTV e margine netto.
Strategie pratiche per abbassarlo: testa prima creatività e copy (un'immagine che funziona può dimezzare il CPC), segmenta il pubblico invece di sparare nel mucchio, attiva retargeting a caldo e freddo, usa UGC e formati video brevi, metti offerte chiare nella landing e rendi il checkout istantaneo. Non dimenticare il pixel: senza dati non ottimizzi; con dati ottimizzi e risparmi.
Piano di micro‑esperimenti: 1) A/B immagini, 2) test CTA e offerta, 3) pubblico stretto vs amplio, 4) retargeting sequenziale. Misura sempre CAC e ROAS (obiettivo minimo ROAS 3x per e‑commerce sano) e imposta regole di stop: se il CAC supera 3 volte il margine unitario, sospendi la campagna. Così trasformi i numeri nudi in decisioni intelligenti, non in soldi buttati.
Il tasto Metti in evidenza è come una scorciatoia seducente: un click e il post vola. Peccato che la magia non si chiami targeting né ROAS. I boost usano obiettivi vaghi, offrono poco controllo su ottimizzazione e aste e spesso spremono budget su utenti poco rilevanti. Il risultato? Mi piace di facciata, reach gonfiato e conversioni che non arrivano. Se vuoi numeri veri servono strategia e tracciamento, non solo un boost casuale.
Ads Manager invece ti mette tra le mani obiettivi precisi, test A/B, controllo su posizionamenti e strategie di offerta. Impostando un pixel o un evento di conversione puoi misurare costi veri e migliorare con dati reali. Se però vuoi un punto di partenza rapido per provare servizi di boosting affidabili prova affidabile sito Facebook followers e poi confronta risultati con campagne create su Ads Manager.
Regole pratiche: scegli obiettivo conversione se vendi, traffico se vuoi segnali, non lasciare che il sistema ottimizzi per like. Crea almeno due varianti creative e due audience diverse per capire cosa funziona. Usa pubblici personalizzati e lookalike per scalare. Monitora il costo per acquisizione e ferma ciò che non performa. Piccole ottimizzazioni fanno la differenza tra soldi buttati e investimenti ripagati.
In breve: il boost è comodo per visibilità immediata ma rischi di pagare impression inutili; Ads Manager richiede più tempo ma costruisce un funnel misurabile. Se vuoi salvare budget smetti di sponsorizzare a occhi chiusi, investi in obiettivi e creatività e guarda i numeri ogni giorno. Il vero segreto è usare entrambi quando servono, non affidarsi a un bottone e basta.
Il primo secondo decide se il tuo annuncio verrà ignorato o salvato nella memoria dell’utente. Punto primo: apri con un hook visivo — volto che guarda in camera, movimento netto, contrasto di colori o testo large che parla al dolore/beneficio. Taglia subito il superfluo: i primi 3 secondi devono essere una promessa chiara. Sperimenta variazioni minime (colore del bottone, copy di apertura, primo frame) per capire cosa abbassa il CPM.
Non tutti i formati sono uguali: i Reels vincono per reach e salti di attenzione, mentre Carousel e Collection ti permettono di raccontare micro-storie e raccogliere micro-conversioni. Cura le caption per chi guarda senza audio e crea thumbnail che funzionino sia nella feed sia nelle stories. Se vuoi esplorare soluzioni di distribuzione e confrontare risultati con un provider, prova miglior Instagram servizio di boosting per vedere come diversi formati impattano CPM e CPA in tempo reale.
Regola pratica: ogni creatività deve avere 1) hook nei primi 3s, 2) valore percepito entro 7s, 3) CTA semplice (compra, scopri, iscrivi). Usa UGC quando possibile, taglia in verticali lunghi per Reels, mantieni 15–30s per la maggior parte degli spot. E soprattutto fai A/B test continui: il segreto per abbassare il CPA è capire quale combinazione di hook+format converte meglio sulla tua audience.
Per chiudere: ruota le creatività ogni 7–14 giorni, aggiorna miniature e testi, ricicla asset vincenti su vari formati e misura retention a 3s/10s. Più varianza intelligente = più segnali positivi all’algoritmo = CPM sotto controllo e CPA che scende. Creatività pensata, non sperata: è così che gli annunci smettono di essere soldi buttati e diventano miniera d’oro.
Dopo iOS 14+ il pubblico non risponde più come prima: il pixel perde parte della sua voce e i segmenti sembrano vaporizzarsi. Non è magia nera, è semplicemente privacy che cambia le regole. La buona notizia? Si può recuperare precisione usando segnali alternativi e una strategia a strati: dati proprietari, engagement nativo su Instagram e segnali server‑to‑server diventano il tuo nuovo radar.
Parti dal primo strato: raccogli prima‑parte davvero utile. Email, numeri di telefono, utenti app attivi e pagine prodotto visitate sono oro. Crea custom audiences da chi ha interagito con i tuoi video o i post su Instagram, poi costruisci lookalike dai clienti a più alto valore. Non dimenticare di escludere chi ha già convertito per non sprecare budget.
Proxy e tecnologia aiutano: implementa Conversions API o server events per mitigare i blackout del pixel, configura eventi aggregati rilevanti e rimani coerente nei naming e negli UTM. Sul creativo sperimenta dinamico e micro‑test continui: spesso il salto di performance viene da una copy più mirata o da un video che parla il linguaggio del pubblico appena creato.
Infine misura con pazienza e metodo: attribuzione più lenta richiede test con gruppi di controllo e analisi di lungo periodo. Imposta lift test quando possibile e concentra parte del budget su retention e remarketing — e ricorda, non servono miracoli: con dati proprietari, server signals e creatività intelligente torni a beccare il pubblico giusto senza buttare via soldi.
Smettila di buttare budget a caso: se non sai quanto ti serve per ottenere una vendita, stai praticamente finanziando Zuckerberg e il suo impero di algoritmi. Non e colpa della piattaforma, ma della matematica. Prima calcoli i numeri, poi dai gas — non viceversa.
Per definire la soglia minima servono due cose: margine e costo per conversione. Una formula pratica: ROAS break even = (prezzo medio × margine lordo) ÷ costo per conversione. Esempio rapido: prezzo 100€, margine 40€, costo target per vendita 40€ → ROAS minimo = 100/40 = 2,5.
Budget e fase di apprendimento sono collegati: Meta migliora quando raccoglie conversioni. Punta a 30–50 conversioni a settimana per ogni ad set se vuoi che l algoritmo impari. Stima il budget giornaliero così: costo per conversione × target conversioni settimanali ÷ 7. Se non arrivi a questi numeri, non aspettarti ROAS sensibili.
Per non finanziare solo l azienda madre, applica regole semplici: imposta CPA o ROAS target, crea regole automatiche per mettere in pausa creativi o audience che non performano, usa ottimizzazione per valore e testi vincenti. Testa un elemento alla volta e scala solo quando il ROAS supera il tuo break even.
Fai questo oggi: calcola il tuo ROAS break even, stabilisci il budget che genera 30–50 conversioni a settimana e non scalare fino a quando la campagna non paga da sola. Guadagnerai clienti, non solo like per Zuckerberg.
Aleksandr Dolgopolov, 16 November 2025