Automatizzare non significa diventare freddi: la prima email deve sembrare scritta da una persona. Imposta una welcome series che parte entro 10 minuti, cura preview text e firma con nome reale e ruolo per creare fiducia istantanea. Offri un beneficio immediato e chiudi con una micro CTA per far scegliere la prima azione, ad esempio impostare preferenze o riscattare un codice.
Per il nurturing, mappa chiaramente le fasi del percorso: curiosita, interesse, valutazione. Definisci tre pilastri di contenuto per ciascuna fase — valore pratico, prova sociale e micro conversione — e crea percorsi che si attivano al comportamento (visita prodotto, apertura, click). Imposta soglie di lead scoring per passare il contatto al commerciale e usa blocchi dinamici per personalizzare senza riscrivere ogni email.
I follow up devono essere insistenti ma rispettosi: stabilisci regole semplici per non spammare. Limita la sequenza standard a 3 messaggi in 14 giorni e inserisci pause automatiche se il contatto apre o clicca. Per carrelli abbandonati prova tempi 1 ora, 24 ore e 72 ore; per demo invia reminder a 24 ore e 1 ora prima. Predisponi liste di esclusione e flussi di reengagement dopo 90 giorni.
Checklist rapida: scrivi la prima email a mano e poi automatizza la serie; segmenta subito per comportamento; A/B testa oggetto e CTA e misura open, click e conversione ogni settimana; imposta regole di stop per contatti inattivi. Così ottieni automazioni che lavorano per te senza togliere l anima al messaggio.
Basta copia incolla: pensa ai modelli come a scheletri dinamici, non a messaggi robotici. Un buon template ti da struttura e tono, con spazi vuoti per la personalizzazione manuale. La magia sta nel prevedere dove servira la mano umana: saluti, riferimenti contestuali, micro note personali. Con 4 template solidi puoi coprire la maggior parte dei flussi e dedicare il tempo vero alle conversazioni che contano.
Costruisci tre tipi di template: un messaggio di benvenuto breve e caloroso, una serie di follow up progressivi e una notifica transazionale pulita. Usa tag variabili per nome, prodotto e data, ma lascia sempre una riga editabile per il tocco umano. Testa ogni template su un piccolo segmento prima di attivarlo su tutta la lista: modifica, misura, ripeti.
Segmenti intelligenti sono il carburante dellautomazione. Suddividi per comportamento reale — aprono spesso, comprano, abbandonano carrello, diventano silenziosi — e applica regole di esclusione per non sovrapporre messaggi. Meno rumore, piu rilevanza. Una segmentazione semplice riduce i rifiuti e aumenta i click, risparmiandoti ore di pulizia manuale dei contatti.
I trigger sono i minuti che fanno risparmiare ore. Imposta attivazioni su evento: primo acquisto, 48 ore dopo abbandono, 30 giorni di inattivita. Limita la frequenza e inserisci pause per non sembrare un bot affamato di vendite. Con template snelli, segmenti mirati e trigger ben settati puoi recuperare 3 8 ore a settimana e concentrarti su creativita e strategia.
Ci sono tre cose che l'automazione non può semplicemente "mimare" senza schernire il tuo brand: il tone of voice, lo storytelling e le offerte che spaccano. Sono la parte umana che decide se chi legge si sente capito, emozionato o invogliato a cliccare. Un algoritmo può consegnare il messaggio, ma non la dignità — e spesso la differenza sta in una parola, un tempo verbale o in quel pizzico di ironia che ti rende riconoscibile.
Metti per iscritto i tuoi non-negociabili: 3–5 regole chiare su lessico, lunghezza delle frasi, umore (es. amichevole, mai altezzoso) e tabù da evitare. Scrivi esempi concreti di frasi 'ok' e 'no' e usali come campione per ogni copy prima di tradurlo in template; così l'automazione copia lo stile senza tradire l'intento.
Per lo storytelling usa uno schema semplice: protagonista, conflitto, trasformazione. Crea 3 micro-narrazioni pronte all'uso (30–60 parole) che possano essere adattate con variabili personalizzate. Chiedi sempre a una persona di rivedere la prima versione live: gli archetipi sono replicabili, l'empatia no.
Le offerte ad alto impatto si costruiscono su valore, scarsità e prova sociale: comunica cosa cambia per il cliente, offri un motivo per agire ora e mostra una prova concreta. A/B testale, ma non automatizzare la decisione su cosa considerare 'sconto' o 'bonus' senza criterio umano.
Automatizza il processo, non l'anima: crea template con segnaposto, definisci punti di intervento umano (prima mail, offerta principale, risposta a obiezioni) e usa checklist per il controllo finale. Così risparmi tempo senza perdere carattere.
Pensala cosi: AI come co-pilota non significa premere un bottone e sparire. Serve prompt intelligenti che diano struttura alla creativita umana, non che la sostituiscano. Parti da un brief chiaro — pubblico, obiettivo, tono, vincoli — e chiedi all AI una bozza in due varianti: una concreta per testare, una piu creativa per ispirare. Dopo, tu modifichi, affini e metti il timbro finale.
Prompt base: descrivi il contesto, indica il target, definisci CTA e lunghezza, aggiungi 3 parole che il brand non deve usare; poi chiedi tre versioni con toni diversi. Esempi pratici: bozza email promozionale — tono colloquiale, 90 parole, CTA chiara; caption Instagram — 3 varianti con emoji diverse; testo landing — value proposition in prima frase, prova sociale nella seconda. Usa istruzioni chiare e limiti di formato per risparmiare tempo di editing.
Per gli A/B test crea varianti a valle dell AI: cambia una sola leva per testare effetto netto — headline, apertura, CTA. Genera 5 headline, seleziona le 2 piu distinte e lanciale su segmenti separati. Monitora CTR e conversione, non solo like. Automatizza raccolta risultati e programma una regola: se delta statistico supera X, promuovi la variante vincente e ingaggia l AI per iterare.
Regole pratiche: mantieni sempre una checklist di brand voice, fatti dare dall AI una lista di possibili errori e controllala prima della pubblicazione; conserva i contenuti strategici scritti a mano quando raccontano storia e valori. Quando serve traction rapida, puoi anche ordinare istantaneo Twitter followers per avere dati social utili ai test, poi investi il tempo umano dove conta di piu.
Se la voce del brand suona piatta, non serve insultare lintelligenza artificiale: serve un cambio di piano. Questa mini-checklist ti aiuta a riconoscere sette segnali che lautomazione ha appiattito il tono e che richiedono un copy scritto a mano. Leggi, segnala e riscrivi: pochi ritocchi possono rendere umana anche la campagna piu ampia.
Segnale 1: Linguaggio generico — frasi che potrebbero appartenere a cento brand diversi. Segnale 2: Ripetizioni forzate — parole chiave inserite a martello che suonano innaturali. Segnale 3: Call to action vaghe — inviti che non dicono esattamente cosa succede dopo il clic. Segnale 4: Tempismo sbagliato — messaggi non contestualizzati rispetto a eventi o fasi del funnel.
Segnale 5: Zero emozione — mancano immagini sensoriali, aneddoti o toni riconoscibili. Segnale 6: Errori contestuali — riferimenti errati a prodotti, prezzi o date. Segnale 7: Engagement piatto — open rate, click e commenti non salgono nonostante budget e frequenza. Per ogni segnale aggiungi una piccola azione correttiva: personalizza token, racconta una microstoria, specifica un beneficio chiaro, correggi i riferimenti temporali.
Pratica rapida: crea una regola semplice che flagga le campagne con almeno due segnali e manda la copia in revisione umana. Campiona il 3 percento dei messaggi ogni settimana, assegna priorita a quelli con engagement sotto soglia e tieni un mini deck di frasi "scrivi a mano" pronte alluso. Risultato? Meno output freddo e piu conversazioni che convertono.
Aleksandr Dolgopolov, 14 December 2025